Scrivo l'articolo Il mitizzato "modello sociale svedese" non esiste più in RagionPolitica del 8 ottobre 2011.
Il «modello sociale svedese» è stato molto discusso in Europa. Alcuni continuano ancora a lodarlo, ma i suoi problemi sono evidenti specialmente a causa di una bassa crescita economica, di un elevato livello di debiti, dell'invecchiamento della popolazione abbinato a sistemi pensionistici «pay-as-you-go» ed di una diffusa disoccupazione persistente. Tuttavia in Svezia alcuni di questi problemi che affligono l'Europa sono già stati risolti.
Questa constatazione può causare grande sorpresa per molti, specialmente siccome il modello svedese è stato esaltato come equo e competitivo per decenni dai media. In realtà, dalla sua elezione nel 1996 fino alla sua sconfitta elettorale nel 2006, Göran Persson – ex leader del partito socialdemocratico, trasformò radicalmente ciò che era stato percepito all'estero come il modello svedese. Quello che si crede un modello sociale non potrebbe essera la verità, ma solo una proiezione delle nostre inclinazioni ideologiche ed ipotesi presupposte. La politica riformatoria è stata contiunata dal 2006 ad un passo più accelerato dal governo di centro-destra del primo ministro Fredrik Reinfeldt.
Inizialmente il modello svedese singificava la piena occupazione e bassa inflazione dei anni '50. Questo fu ottenuto attaverso industrie competitive, imposizione fiscale relativamente bassa (per esempio, inferiore al livello degli Stati Uniti a quel tempo), e mercati relativemente liberi.
Il modello svedese venne in realtà abbandonato negli anni '70 del primo ministro Olof Palme, proprio quando conquistò fama ed ammirazione a livello internazionale. In seguito vennero introdotti i tassi fiscali più alti del mondo, insieme con l'interventismo, particolarmente in politica sociale e sul mercato del lavoro. Uno sfortunato tentativo di introdurre una politica ispirata dal modello jugoslavo di socialismo sindacale chiuse questo decennio. L'espansione del governo fu un effetto, non la causa, del precedente successo economico. Il risultato di questa espansione fu la tragica crisi dei primi anni '90, quando la Banca di Svezia cercò invano di collegare la sopravvalutata corona al AEC (accordi europei di cambio) e poi proteggerla con tassi di intresse del 500 per cento.
Il resto del decennio comportò la macellazione di molte delle vacche sacre del modello svedese proprio da parte del partito socialdemocratico, ma il processo venne eseguito in silenzio. Non fu il consapevole ed esplicito cambiamento di politica effettuato dal New Labour di Tony Blair.
Piuttosto fu un cambiamento di rotta in pratica ma non in teoria o nella retorica del governo socialista. Il divario tra parola e azione era ampio. Neanche il presente governo di centro-destra sifda apertamente le retoriche del modello svedese, ma in pratica ha cambiato molto.
Se la Svezia di oggi viene paragonata con il resto dell' Unione Europea, si è colpiti dal approccio al libero mercato. Nel 2011 la Svezia è al 22eismo posto dell' Indice di libertà economica del Heritage, l'Italia ad un 87esimo posto.
Per lungo tempo la Svezia è stata favorevole al libero scambio, il che è comprensibile dato che il 60 per cento del PIL deriva da esso. Questo ha facilitato i cambio strutturali dell'industria svedese anche in confronto alla competizione cinese.
Nel 1996 la Svezia liberalizzò il proprio mercato dell'energia elettrica, permettendo una concorrenza privata nella distribuzione. Oggi, la metà delle centrali nucleari sono in proprietà privata.
Telecomunicazzioni, servizi postali e trasporti pubblici sono stati ampiramente deregolamentati. Aprendo nuovi mercati. I monopoli di stato e dei sindacati sono stati aboliti o almeno aperti alla concorrenza.
L'introduzzione di un sistema di voucher ha aperto un mercato dell'istruzione in cui i gentori hanno un alto grado di scelta su dove mandare i figli a scuola.
L'assistenza sanitaria è stata in gran parte aperta ad alternative private. In effetti, uno dei più grandi ospedali di emergenza di Stoccolma, il ”Sankt Göran”, è una società privata quotata in borsa.
La Svezia ha un tasso relativamente basso di imposta sulle imprese, del 28 per cento. La procedura per la registrazione di una ditta è relativamente semplice, richiede da una settimana ad un mese. La Svezia pne poche barriere agli investimenti esteri. La maggior parte delle banche commerciali sono di proprietà privata. Alle banche viene permesso di offrire una vasta gamma di servizi, e le banche straniere hanno acesso al settore. Pochi giorni lavorativi vengono persi per sciopero. È facile chiudere fabbriche ed impianti e spostare investimenti. Non esiste un salario minimo legale. A differenza di altri paesi europei, i dettaglianti non sono legati da orari di apertura regolamentati. Le tasse di successione e di donazione sono state abolite da anni.
Il sistema pensionistico è stato riformato in un programma finanziato in base all'andamento dell'economia. Nel sistema interamente finanziato tutti gli svedesi scelgono gli investimenti per le proprie pensioni. Se l'economia non cresce, le pensioni saranno basse e ci sono meccanismi che impedisco al sistemo di andare in fallimento.
Questi cambiamenti, che sarebbero stati visti come radicali anche da un punto di visto ”anglosassone”, hanno pagato per la Svezia. Un debito pubblico del 80 per cento del PIL negli anni '90, è sceso a meno del 40 per cento grazie ad una continuata crescita dell'economia. L'inflazione venne abbassata ad una media dell' 1,3 per cento lo scorso anno.
Certo, è un compito facile di diventare un modello di liberalizzione nell' Europa di oggi. Ma dimostra che, ciò che molti favorevolmente chiamano il modello svedese non viene più applicato in Svezia. I resti del vecchio modello socialista – alta tassazione dei redditi ed alta IVA, il mercato del lavoro regolamentato ed il sistema di ridistribuzione sociale non sufficientemente riformato sono, in effetti, le aree problematiche nell'economia svedese, non la sua avanguarda audace.
Se la Svezia ha potuto cambiare in faccia alla crisi, è possibile di farlo anche altronde.
Questa constatazione può causare grande sorpresa per molti, specialmente siccome il modello svedese è stato esaltato come equo e competitivo per decenni dai media. In realtà, dalla sua elezione nel 1996 fino alla sua sconfitta elettorale nel 2006, Göran Persson – ex leader del partito socialdemocratico, trasformò radicalmente ciò che era stato percepito all'estero come il modello svedese. Quello che si crede un modello sociale non potrebbe essera la verità, ma solo una proiezione delle nostre inclinazioni ideologiche ed ipotesi presupposte. La politica riformatoria è stata contiunata dal 2006 ad un passo più accelerato dal governo di centro-destra del primo ministro Fredrik Reinfeldt.
Inizialmente il modello svedese singificava la piena occupazione e bassa inflazione dei anni '50. Questo fu ottenuto attaverso industrie competitive, imposizione fiscale relativamente bassa (per esempio, inferiore al livello degli Stati Uniti a quel tempo), e mercati relativemente liberi.
Il modello svedese venne in realtà abbandonato negli anni '70 del primo ministro Olof Palme, proprio quando conquistò fama ed ammirazione a livello internazionale. In seguito vennero introdotti i tassi fiscali più alti del mondo, insieme con l'interventismo, particolarmente in politica sociale e sul mercato del lavoro. Uno sfortunato tentativo di introdurre una politica ispirata dal modello jugoslavo di socialismo sindacale chiuse questo decennio. L'espansione del governo fu un effetto, non la causa, del precedente successo economico. Il risultato di questa espansione fu la tragica crisi dei primi anni '90, quando la Banca di Svezia cercò invano di collegare la sopravvalutata corona al AEC (accordi europei di cambio) e poi proteggerla con tassi di intresse del 500 per cento.
Il resto del decennio comportò la macellazione di molte delle vacche sacre del modello svedese proprio da parte del partito socialdemocratico, ma il processo venne eseguito in silenzio. Non fu il consapevole ed esplicito cambiamento di politica effettuato dal New Labour di Tony Blair.
Piuttosto fu un cambiamento di rotta in pratica ma non in teoria o nella retorica del governo socialista. Il divario tra parola e azione era ampio. Neanche il presente governo di centro-destra sifda apertamente le retoriche del modello svedese, ma in pratica ha cambiato molto.
Se la Svezia di oggi viene paragonata con il resto dell' Unione Europea, si è colpiti dal approccio al libero mercato. Nel 2011 la Svezia è al 22eismo posto dell' Indice di libertà economica del Heritage, l'Italia ad un 87esimo posto.
Per lungo tempo la Svezia è stata favorevole al libero scambio, il che è comprensibile dato che il 60 per cento del PIL deriva da esso. Questo ha facilitato i cambio strutturali dell'industria svedese anche in confronto alla competizione cinese.
Nel 1996 la Svezia liberalizzò il proprio mercato dell'energia elettrica, permettendo una concorrenza privata nella distribuzione. Oggi, la metà delle centrali nucleari sono in proprietà privata.
Telecomunicazzioni, servizi postali e trasporti pubblici sono stati ampiramente deregolamentati. Aprendo nuovi mercati. I monopoli di stato e dei sindacati sono stati aboliti o almeno aperti alla concorrenza.
L'introduzzione di un sistema di voucher ha aperto un mercato dell'istruzione in cui i gentori hanno un alto grado di scelta su dove mandare i figli a scuola.
L'assistenza sanitaria è stata in gran parte aperta ad alternative private. In effetti, uno dei più grandi ospedali di emergenza di Stoccolma, il ”Sankt Göran”, è una società privata quotata in borsa.
La Svezia ha un tasso relativamente basso di imposta sulle imprese, del 28 per cento. La procedura per la registrazione di una ditta è relativamente semplice, richiede da una settimana ad un mese. La Svezia pne poche barriere agli investimenti esteri. La maggior parte delle banche commerciali sono di proprietà privata. Alle banche viene permesso di offrire una vasta gamma di servizi, e le banche straniere hanno acesso al settore. Pochi giorni lavorativi vengono persi per sciopero. È facile chiudere fabbriche ed impianti e spostare investimenti. Non esiste un salario minimo legale. A differenza di altri paesi europei, i dettaglianti non sono legati da orari di apertura regolamentati. Le tasse di successione e di donazione sono state abolite da anni.
Il sistema pensionistico è stato riformato in un programma finanziato in base all'andamento dell'economia. Nel sistema interamente finanziato tutti gli svedesi scelgono gli investimenti per le proprie pensioni. Se l'economia non cresce, le pensioni saranno basse e ci sono meccanismi che impedisco al sistemo di andare in fallimento.
Questi cambiamenti, che sarebbero stati visti come radicali anche da un punto di visto ”anglosassone”, hanno pagato per la Svezia. Un debito pubblico del 80 per cento del PIL negli anni '90, è sceso a meno del 40 per cento grazie ad una continuata crescita dell'economia. L'inflazione venne abbassata ad una media dell' 1,3 per cento lo scorso anno.
Certo, è un compito facile di diventare un modello di liberalizzione nell' Europa di oggi. Ma dimostra che, ciò che molti favorevolmente chiamano il modello svedese non viene più applicato in Svezia. I resti del vecchio modello socialista – alta tassazione dei redditi ed alta IVA, il mercato del lavoro regolamentato ed il sistema di ridistribuzione sociale non sufficientemente riformato sono, in effetti, le aree problematiche nell'economia svedese, non la sua avanguarda audace.
Se la Svezia ha potuto cambiare in faccia alla crisi, è possibile di farlo anche altronde.
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